D'IO
Ieri mio
figlio Matteo di dodici anni mi ha chiesto, eravamo a tavola per la cena, cosa
c’è lassù indicando con il dito il soffitto.
Io: I vicini! Ovviamente intendeva molto più in alto, in cielo ed oltre. M: Come si fa a dire che Dio esiste? Cioè io ci credo, però non capisco come gli uomini possano dargli un’ immagine, non avendolo mai visto.
Io: Bene. Tua sorella che ha tre anni non ha bisogno di avere delle immagini perché la sua immaginazione anima tutto quello che la circonda, vedi quando gioca, anche un pezzo di cartone può diventare qualcosa o qualcuno per giocarci insieme. Noi adulti abbiamo perso quasi tutti quel dono dell’immaginazione e così abbiamo avuto bisogno di creare delle immagini che potessero rappresentare le divinità sulla terra. L’arte per secoli ha fatto questo: mettere in scena la storia del divino.
Io: I vicini! Ovviamente intendeva molto più in alto, in cielo ed oltre. M: Come si fa a dire che Dio esiste? Cioè io ci credo, però non capisco come gli uomini possano dargli un’ immagine, non avendolo mai visto.
Io: Bene. Tua sorella che ha tre anni non ha bisogno di avere delle immagini perché la sua immaginazione anima tutto quello che la circonda, vedi quando gioca, anche un pezzo di cartone può diventare qualcosa o qualcuno per giocarci insieme. Noi adulti abbiamo perso quasi tutti quel dono dell’immaginazione e così abbiamo avuto bisogno di creare delle immagini che potessero rappresentare le divinità sulla terra. L’arte per secoli ha fatto questo: mettere in scena la storia del divino.
Io:
C’è un opera d’arte che più di altre potrebbe rispondere alla tua domanda: è
l’opera del pittore russo Malevič che nel 1915 espone il Quadrato nero, sospeso
obliquamente, nell'angolo tra due pareti, e in alto, vicino al soffitto.
Quello, nelle case tradizionali russe, è l'“angolo rosso” o “angolo bello”, il
posto riservato all'icona (memoria delle grandi imprese di Dio e dei suoi santi).
Ecco che Malevič sostituisce all’immagine sacra della tradizione russa un
quadrato nero, quindi il vuoto, il nulla, a sottolineare l’inconoscibile, l’essenza
insondabile, oscura e misteriosa che ci parla di Dio.
Sono Matteo e penso che la domanda posta a mio padre sia spontanea perchè ognuno prima o poi se la pone e rispondere é difficile; per questo ho avuto bisogno di parlarne con qualcuno per trovare la risposta, mi sono però reso conto che è più difficile di quello che mi aspettavo.
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