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0.1 Interferenze nell’arte

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  0.1 Interferenze nell’arte   Anime grandi continuano a popolare le nostre terre. Nel 1878 Thomas Edison inventò la prima lampadina a incandescenza che vedrà progredire l’illuminazione pubblica;   nel 1886 l’ingegnere tedesco Carl Benz   brevetta la prima automobile. Le città verranno ben presto create a misura di macchina. Cento anni son velocemente trascorsi quando altri uomini iniziano a mettere in crisi quel modello di città moderna, alla ricerca di una ritrovata unione con la natura, ponendo   le esigenze e i bisogni dell’uomo al centro del nuovo progetto urbano. Nel 1970 l’architetto torinese Paolo Soleri insieme ai suoi collaboratori inizia la costruzione di Arcosanti, un prototipo di città situata in Arizona (USA), vicino Phoenix, basata sul rispetto dell’ambiente, l’autosufficienza energetica ed alimentare, senza auto ma biciclette e passeggiate, grazie anche all’uso di energie alternative come quella solare ed eolica. E’ in questo contesto culturale e sociale che si muov

0.2 Equilibrio

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  0.2 Equilibrio   Viviamo un momento storico speciale, nel quale l’esperienza sensoriale individuale e collettiva è programmata e amministrata da un sistema prodotto nelle società iperorganizzate come la nostra. I comportamenti sembrano orientati e omologati dalle regole del consumo che si materializzano nei mega centri commerciali all’interno dei quali ogni tipo di relazione e azione ha una prezzo. Il movimento del corpo umano all’interno dello spazio è il risultato di codici architettonici pietrificati nei manuali e nei regolamenti che hanno generato le città in cui viviamo. E’ questo il campo d’azione di Gianni Colombo, fratello minore di Joe Colombo che, a partire dagli anni Settanta, lavora alla destabilizzazione dello spazio conosciuto, andando alla scoperta delle sensazioni nuove provocate dalle mutate condizioni di equilibrio. L’artista sceglie un elemento architettonico ben preciso, la scala, che tutti i popoli della Terra usano da secoli nello stesso modo, stravolgendone

0.3 Incontri – prima parte

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  0.3 Incontri – prima parte   Il silenzio è qui. Abbiamo spesso detto quanto caotiche e rumorose fossero le nostre metropoli e oggi che tutto il pianeta Terra sta’ ascoltando il silenzio dal balcone di casa, diciamo maledetto lockdown! Abbracci e incontri sospesi, nell’attesa del ritorno, quando come due amici eravamo insieme. Allora andiamo? Andiamo. Non si muovono. Il silenzio sussurra all’immaginazione incontri impossibili mescolando il passato all’intuizione del futuro, nella ricerca di uomini straordinari che in modi diversi cercano di risvegliare l’uomo dal torpore delle metropoli. «Il vero artista aiuta il mondo rivelando verità mistiche» Così recita la scritta al neon del 1967, una delle opere-simbolo di Bruce Nauman, ora esposta a Malaga. La ricerca delle verità nascoste che si celano dietro i meccanismi sociali è infatti per lui uno sforzo costante, quasi un impegno preso nei confronti del pubblico. Tra il 1968 e il 1970 Nauman realizza una serie di opere che chi

0.4 Incontri – seconda parte

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  0.4 Incontri – seconda parte   IMPONDERABILIA è la performance messa in scena da Marina Abramovic e Ulay nel 1977 presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna. Insieme, come porte viventi, si posizionano sulla soglia d’ingresso della galleria espositiva. Gli spettatori, per entrare nel museo, saranno costretti ad oltrepassare il piccolo spazio tra i corpi nudi dei due artisti, scegliendo istintivamente se rivolgere lo sguardo all’uno o all’altro. L’uomo e la donna si fondono in una sorta di Giano bifronte, la divinità posta simbolicamente nei luoghi di passaggio. Gli artisti vivono quindi sulla propria pelle l’esperienza della soglia e attraverso il contatto guidano il pubblico verso una trasformazione interiore, mettendo in scena una rielaborazione moderna di antichi rituali: più forte è la performance e più forte sarà la trasformazione. Sin qui ho cercato di raccontare come sia possibile condizionare i comportamenti dell’uomo attraverso la modellazione dello spazio, pro

0.5 Lampi di pensiero: Andrea Branzi

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0.5 Lampi di pensiero: Andrea Branzi Per questo ci sono le metropoli. Per proteggere l’uomo dalla forza della natura, dai terremoti, le tempeste, le zanzare, le inondazioni, le stagioni. Memorabile è l’articolo “Sulla natura delle metropoli, 1991 - incluso nella raccolta SCRITTI - di Ettore Sottsass jr”. Qui l’autore immagina “…che il pianeta diventerà una totale metropoli, dove non ci sarà spazio per pericoli, per nessun pericolo: le tempeste finiranno giù dai tetti dentro cunicoli larghi e finiranno dentro fiumi con alte dighe di cemento, i terremoti non faranno più danni perché le città saranno di ferro e le arance e le mele e le fragole e i pomodori saranno tutti perfetti, lucidi e con bellissimi colori, non ci saranno neanche alberi rotti, ingialliti o storti e neanche prati con macchie. Le orchidee cresceranno sulle scale, le donne e gli uomini saranno tutti bellissimi, magri, alti, si sentiranno bene, ci vedranno benissimo, canteranno tutti bene e tutti sapranno fare benissi

0.6 Daniel Libeskind

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0.6 Daniel Libeskind   NeXT era un computer che veniva dal futuro. Steve Jobs lo realizzò quando venne licenziato dalla Apple. Nel 1990 Tim Berners-Lee con questo computer ha scritto il codice del Web segnando la nascita di internet. Inizia il passaggio dall’era elettrica all’era elettronica. La nuova architettura può finalmente emergere, grazie ai calcoli complessi che il computer permette di padroneggiare. La rivoluzione informatica genera forme spaziali che sfidano la gravità, i muri si piegano seguendo l’immaginazione fantastica dei pionieri di quella che Luigi Prestinenza Puglisi chiamerà HyperArchitettura. Tra i protagonisti emerge la figura dell’architetto Daniel Libeskind che attraverso i suoi progetti materializza quel movimento fluido e misterioso elaborato all’interno del computer. Chi meglio di Libeskind può raccontare il pensiero di Libeskind. Lasciamoci quindi coinvolgere dalle sue parole liberamente estratte da una conferenza tenutasi sulla piattaforma digitale TED nel

0.7. Il mistero secondo Cattelan

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  0.7. Il mistero secondo Cattelan   Finalmente sono dentro. Lascio il bistrot alla mia destra e pochi passi dopo l’Info Point rosso sono libero di entrare alle due mostre presentate nel grandioso spazio Pirelli HangarBicocca, periferia Nord di Milano. Sposto la tenda nera per oltrepassare la prima mostra e raggiungere il cuore buio della struttura espositiva denominato la Piazza che segna l’inizio del percorso espositivo.  Cammino piano, rallentato dal silenzio cattedrale e contemporaneamente ascolto il mio respiro mischiarsi all’oscurità. Laggiù l’artista ha posizionato la scultura Breath (respiro): due figure sdraiate a terra nell’atto di dormire sembrano emanare una chiara luce bianca. E’ marmo di Carrara.  La prima figura di spalle è quella di un giovane uomo che raccolto in posizione fetale, dorme. Anche il cane al suo fianco sta dormendo. La luce che si diffonde dai due corpi ci fa credere che sono vivi, respirano e forse sognano. L’opera d’arte cerca di trasmettere calma